Dal 1 maggio al 29 agosto 2021, le sale del Castello Estense presentano la prima antologica del pittore ferrarese Giovanni Battista Crema nella sua città natale.
Dal socialismo umanitario degli anni giovanili, quando frequentava il cenacolo di Giacomo Balla, all’originale commistione di realismo e simbolismo della maturità, il percorso di Crema racconta l’immaginario di un artista dalla forte vocazione narrativa, espressa tanto in trittici e opere di grandi dimensioni, quanto in dipinti da cavalletto e piccoli disegni a matita. «In fatto di tecnica pittorica il Crema, capii, la sa lunga!», affermò nel 1922 un giovane De Pisis in visita allo studio del concittadino, testimoniando quell’attaccamento al fare pittura che, con l’avanzare delle nuove avanguardie del secondo dopoguerra, lo portò a distaccarsi sempre più dal dibattito artistico a lui contemporaneo.
Dopo un focus su ritratti, scene di vita domestica e nudi femminili, la mostra restituisce l’esperienza del pittore ferrarese al fronte. «La guerra è costituita dalla assenza di ogni logica», scriveva nelle sue memorie, «da fatica, noia, puzzo, abbrutimento, stanchezza, pioggia, marce, rivolte di brigata, pidocchi, processi sommari, brevi combattimenti, soprattutto notturni, ferite, malattie, ospedale, e la morte sempre e ovunque presente». In guerra, Crema rappresentò con piglio realista scene di vita militare, tra soldati in partenza, trincee, lanci di granate e assedi. L’artista prese parte attiva anche al secondo conflitto mondiale, quando il Ministero della Marina gli propose un incarico di prestigio: documentare, come “pittore di guerra”, la vita a bordo delle navi militari.